Dare valore al proprio lavoro è un atto di resistenza

Negli ultimi anni, ho avuto la fortuna di lavorare con tantissime artiste e artigiane, persone che mettono anima e corpo in ciò che creano. Eppure, c’è una dinamica che vedo ripetersi sempre più spesso: un continuo svalutare il proprio lavoro. Prezzi troppo bassi, paura di chiedere il giusto compenso, il timore di sentirsi “troppo care”.

Questo atteggiamento non danneggia solo noi come persone, ma l’intero settore di riferimento, spesso quello artigianale e artistico.

Questa spirale non è nata dal nulla: il fast fashion ha ridisegnato le regole del mercato, insegnandoci a desiderare quantità a basso costo e a ignorare il valore reale di ciò che indossiamo. Lo critichiamo a parole, ma troppo spesso ci ritroviamo prigioniere delle sue logiche.

Cos’è il fast fashion e perché è un problema?

Il fast fashion è un modello industriale che punta alla produzione di abiti e accessori in grandi quantità, a bassi costi e con cicli di produzione rapidissimi.

Questo sistema si basa su:

  • Sfruttamento del lavoro: la maggior parte dei capi viene prodotta in paesi dove i lavoratori e le lavoratrici, spesso in condizioni disumane e minorenni, ricevono salari minimi o addirittura al di sotto del livello di sussistenza.
  • Bassa qualità dei materiali: per mantenere i prezzi bassi, vengono utilizzati tessuti scadenti, con un impatto negativo sulla durata dei capi.
  • Marketing aggressivo: promuove un consumo impulsivo, alimentato da continue “nuove collezioni”, spesso lanciate ogni settimana.

Le conseguenze sono enormi: secondo la Ellen MacArthur Foundation, ogni secondo viene gettato l’equivalente di un camion di tessuti, con una perdita annuale stimata in circa 500 miliardi di dollari a causa della mancata circolazione di risorse. Il fast fashion non solo danneggia l’ambiente (è responsabile del 10% delle emissioni globali di CO2), ma ha anche cambiato il modo in cui percepiamo il valore dell’abbigliamento.

Il fast fashion ci ha insegnato che un capo di qualità può costare quanto un caffè, senza che nessuno si chieda chi paga il prezzo reale di questo sistema.

Ogni anno, nell’Unione Europea, si registrano circa 5 milioni di tonnellate di abbigliamento e calzature scartati, una cifra che corrisponde a circa 12 chili per persona. Questo spreco di risorse non si limita a un consumo superficiale: ben l’80% di questi articoli finisce nei processi di incenerimento o nelle discariche, un ciclo che contribuisce in modo significativo all’inquinamento e al sovraccarico ambientale. Di questa enorme quantità di rifiuti tessili, meno dell’1% viene effettivamente riciclato per produrre nuovi capi, un dato che evidenzia l’estrema inefficienza dei sistemi attuali di recupero e riutilizzo.

Il destino di ciò che non finisce nelle discariche o negli inceneritori è altrettanto problematico: gran parte dell’abbigliamento scartato viene esportato in Paesi più poveri, dove le pratiche di gestione del rifiuto sono spesso inadeguate. Qui, i capi perdono traccia e spesso vengono smaltiti senza possibilità di recupero, aggravando ulteriormente il problema a livello globale.

Questo scenario solleva interrogativi cruciali sulla sostenibilità del modello di consumo attuale, mettendo in luce la necessità urgente di innovare i sistemi di produzione, riciclo e smaltimento nel settore della moda. Il modello attuale non solo sfrutta risorse naturali in modo inefficiente, ma genera anche enormi impatti ambientali e sociali, richiedendo una riflessione collettiva sulle reali possibilità di un cambiamento sostenibile. (Fonte: infobuildenergia.it)

Ma il fast fashion non si limita a competere con i grandi marchi: influenza direttamente anche il mondo dell’artigianato e artistico. La cultura del “tutto a poco” costringe molti artigiani, artigiane, artisti e artiste a inseguire prezzi irrealistici per attirare clienti.

Questo meccanismo crea una spirale al ribasso:

  • Prezzi insostenibili: molte persone si trovano a vendere i loro prodotti a cifre che non coprono nemmeno il costo dei materiali, figuriamoci il tempo e le competenze.
  • Svalutazione del lavoro manuale: i clienti si abituano a vedere prezzi bassi come standard, perdendo la capacità di riconoscere il valore del lavoro artigianale e artistico.

Ma c’è un problema enorme in questo meccanismo: quando un artigiano abbassa troppo i prezzi, il suo lavoro diventa insostenibile. Si rischia di lavorare tantissimo per guadagni irrisori, senza possibilità di crescita o miglioramento.

Quando abbassi i prezzi, abbassi anche il valore

Abbassare i prezzi sembra spesso una soluzione rapida per attrarre clienti, ma in realtà, abbassando il prezzo, abbassiamo anche il valore di ciò che creiamo. Il prezzo non è solo una cifra, è una dichiarazione del valore che riconosciamo al nostro lavoro. Quando ci costringiamo a ridurre i prezzi, non solo ci mettiamo in difficoltà economiche, ma facciamo un danno collettivo al nostro settore.

Mi capita spesso di spiegare questo alle mie clienti: se nemmeno chi crea dà valore al proprio lavoro, come possiamo aspettarci che lo facciano gli altri? Quando ci sforziamo di abbassare il prezzo per “competere” con il mercato, stiamo dicendo implicitamente che ciò che facciamo non merita il giusto riconoscimento, che il nostro tempo, le nostre competenze e la passione che mettiamo in ogni singolo pezzo non sono importanti.

Dare il giusto prezzo non è solo un atto di autostima: è un atto di resistenza. È un modo per dire “no” al sistema che ci vuole sfruttate, un sistema che ci costringe a una corsa senza fine per guadagni sempre più bassi, senza mai riconoscere il reale valore del nostro lavoro. Non si tratta solo di vendere un oggetto, ma di comunicare il valore di ciò che crei. Questo significa educare i clienti a riconoscere che dietro ogni prodotto artigianale ci sono ore di lavoro, materiali selezionati con cura e un sapere che non si improvvisa. Quando i clienti vedono il valore nel prezzo, iniziano a comprendere che l’artigianato è una scelta di qualità e sostenibilità, non una merce usa e getta.

Il capitalismo sta giocando il suo gioco

Il capitalismo ha un modo insidioso di farci credere che più produciamo e meno guadagniamo, più “accontentiamo” il sistema, più “soddisfiamo” il mercato. I messaggi che ci dicono che il nostro lavoro non è mai abbastanza, che dobbiamo fare sempre di più, ma guadagnare sempre di meno, sono ovunque: nei social, nella vita quotidiana, nei prezzi che vediamo nei negozi fash fashion. Questo modello alimenta la competizione tra chi lavora, fa leva sul senso di colpa e fa crescere il senso di inadeguatezza.

Questo sistema ci fa ignorare i costi reali del lavoro: sfruttamento umano e ambientale. Viene messo in secondo piano il fatto che i lavoratori e le lavoratrici di tutto il mondo sono pagati miseramente per produrre a ritmi frenetici, mentre i costi ambientali del fast fashion – inquinamento, consumo eccessivo di risorse naturali, spreco – vengono ignorati. Le reali implicazioni del nostro consumo non vengono mai messe in discussione, perché conviene al sistema che rimaniamo impassibili a questi dettagli.

Ma noi possiamo scegliere di non seguirne più le regole.

Possiamo iniziare a riscrivere le regole, a partire dal nostro valore, dal valore del nostro lavoro, e dalla consapevolezza di quanto sia importante ogni scelta che facciamo. Il capitalismo ci vuole dentro a un gioco che fa solo i suoi interessi, ma possiamo spezzare questa catena. Dare valore al nostro lavoro significa dire “no” a questo sistema e “sì” a una visione di lungo periodo che mette al centro l’autoconsapevolezza, la giustizia sociale e la sostenibilità.

Dare valore è una responsabilità condivisa

Abbassare i prezzi può sembrare l’unica soluzione per “restare competitivi”, ma è una trappola che alla lunga mina la nostra sostenibilità economica e il nostro benessere psicologico. Abbassando i prezzi, non solo non riusciamo a guadagnare il giusto, ma partecipiamo a un processo che svaluta l’intero settore. Abbassare i prezzi significa abbassare il valore dell’artigianato, dell’arte e delle competenze, portando il mercato a credere che un prodotto di qualità possa essere venduto a pochi euro, come se fosse prodotto in serie da una macchina.

Dare valore al proprio lavoro è un atto di cura verso di noi e verso chi verrà dopo di noi. È responsabilità di tutte le persone che lavorano con le mani e con la creatività impegnarsi a riscrivere queste regole e a creare uno spazio in cui il valore dell’artigianato e dell’arte non venga solo riconosciuto, ma celebrato. Non dobbiamo permettere che un intero settore venga depauperato dalla logica del “più basso è meglio”.

Non dobbiamo più giocare alle regole del capitalismo. Possiamo scegliere un’altra strada, dove il lavoro ha il valore che merita e dove la qualità, l’etica e la sostenibilità sono i principi fondanti e imprescindibili.

Dare valore a ciò che creiamo non è solo una scelta: è un atto di resistenza.

Come calcolare correttamente il prezzo del tuo lavoro

Un aspetto fondamentale per evitare di cadere nella trappola del prezzo basso è imparare a calcolare correttamente il valore del proprio lavoro. Ecco alcuni passi che possono aiutarti:

  1. Calcola il costo delle tue ore di lavoro: ogni prodotto richiede un investimento di tempo. Calcola quante ore hai impiegato per realizzare l’oggetto e moltiplica per una tariffa oraria che rifletta il tuo livello di esperienza e le tue competenze.
  2. Considera i costi dei materiali: ogni prodotto ha un costo di produzione. Non solo il materiale base (tessuti, legno, metallo), ma anche gli strumenti, l’energia e ogni altro costo accessorio.
  3. Non dimenticare i costi nascosti: include spese generali come affitto, bollette, tasse e spese per la promozione del tuo lavoro. Se hai un sito web, pubblicità sui social media, o fai partecipazioni a fiere, queste vanno considerate nel calcolo del prezzo finale.
  4. Aggiungi un margine di profitto: dopo aver calcolato il costo totale di produzione, aggiungi una percentuale che ti permetta di guadagnare. Il margine di profitto dipenderà dal settore, ma dovrebbe essere sufficiente a coprire il rischio e a premiare la tua professionalità.
  5. Sii trasparente e comunica il valore: quando comunichi il prezzo, spiega cosa c’è dietro. Le persone vogliono sapere da dove vengono i materiali, quanto tempo hai dedicato, come il prodotto è stato realizzato. Questo non solo giustifica il prezzo, ma educa il cliente alla cultura del valore.

Esempio di calcolo del prezzo per una collana artigianale

Facciamo un esempio pratico. Immagina che tu voglia vendere una collana artigianale, senza sacrificare il giusto valore per il tuo lavoro. Ecco come strutturare il calcolo:

1. Calcola il costo delle tue ore di lavoro

Immagina di fissare una tariffa oraria di 20 € all’ora.

  • Tempo impiegato per realizzare la collana: 3 ore
  • Costo delle tue ore di lavoro: 20 € x 3 ore = 60 €

2. Considera i costi dei materiali

  • Perle naturali: 20 €
  • Ciondolo in argento: 15 €
  • Chiusura elegante: 5 €
  • Filo resistente e altri materiali (colla, minuteria, ecc.): 5 €

Totale dei materiali: 20 € + 15 € + 5 € + 5 € = 45 €

3. Aggiungi i costi nascosti

Supponiamo che tu continui a produrre 10 collane al mese. I costi generali sono gli stessi di prima, quindi dividiamo per 10:

  • Affitto: 200 € ÷ 10 = 20 €
  • Utenze: 40 € ÷ 10 = 4 €
  • Pubblicità: 30 € ÷ 10 = 3 €
  • Manutenzione e altre spese: 20 € ÷ 10 = 2 €

Totale costi nascosti per collana: 20 € + 4 € + 3 € + 2 € = 29 €

4. Aggiungi un margine di profitto

Puoi scegliere un margine di profitto anche contenuto, per mantenere il prezzo accessibile: per esempio il 20%.

  • Costo totale (lavoro + materiali + costi nascosti): 60 € + 45 € + 29 € = 134 €
  • Aggiungi il margine di profitto: 134 € x 20% = 26,80 €

5. Calcola il prezzo finale

Sommiamo tutto per ottenere il prezzo finale:

  • Costo totale: 134 €
  • Margine di profitto: 26,80 €

Prezzo di vendita della collana: 160,80 €

“Ok, ma poi come faccio a motivare questo prezzo?”

È una domanda che ricevo spesso dalle mie clienti e la risposta non è mai scontata. Comunicare il valore di un prodotto artigianale e/o artistico non si limita a dire che è fatto a mano. Si tratta di fare comprendere ai clienti il percorso che c’è dietro ogni creazione, il lavoro che richiede, le scelte consapevoli e le competenze che hai acquisito nel tempo. Non basta un’etichetta che dice “fatto a mano”, serve una narrazione chiara, autentica e trasparente che faccia capire il vero valore del prodotto che vendi.

Un modo potente per motivare il prezzo e comunicare il valore del tuo lavoro è mostrare il dietro le quinte. Invece di limitarti a parlare del tuo prodotto, puoi mostrare come nasce. Ad esempio, organizza delle live sui social dove realizzi insieme alla tua community un pezzo del tuo lavoro, come una collana. Puoi mostrare come selezioni i materiali, come combini gli elementi per ottenere l’effetto desiderato e come il tuo lavoro richiede tempo, dedizione e competenze. Ogni fase del processo creativo ha un valore che il cliente non può vedere se non gli dai l’opportunità di entrarci dentro. Condividere il processo non solo fa vedere la cura che metti nel realizzare il prodotto, ma aiuta a comprendere quanto tempo, esperienza e risorse richiedano queste creazioni.

Un altro modo per motivare il prezzo è raccontare la storia dei materiali che usi. Se hai scelto per esempio di lavorare con argento riciclato, spiega ai tuoi clienti perché hai preso questa decisione e quali vantaggi ha. Racconta loro quanto tempo hai impiegato per cercare i fornitori giusti, come selezioni materiali di alta qualità e in che modo questo incide sul risultato finale. Se i tuoi clienti comprendono la cura nella scelta dei materiali, inizieranno a vedere il prodotto con occhi diversi.

Trasparenza e coinvolgimento sono essenziali. Fare delle sessioni di creazione in diretta, dove mostri come realizzi il tuo prodotto, non è solo un’opportunità per mettere in mostra la tua abilità, ma anche un modo per far partecipare il pubblico al processo creativo. Quando un cliente vede come ogni pezzo di metallo si trasforma sotto le tue mani esperte e come ogni dettaglio viene rifinito con precisione, il valore del prodotto non è più una cifra qualsiasi, ma un riflesso della tua passione e della tua esperienza.

Comunicare il valore significa anche educare il cliente: non stai solo vendendo un oggetto, ma un’esperienza. Ogni volta che mostri i tuoi strumenti, spieghi i tempi di lavorazione, o racconti come ogni collana sia unica, stai aiutando il cliente a capire perché il prezzo è giustificato. Non è solo una questione di “quanto costa”, ma di “perché costa quello che costa”. Ai clienti devi spiegare che dietro ogni prodotto c’è un impegno che va oltre il materiale fisico. C’è un valore intrinseco che non è legato solo al costo di produzione, ma anche al valore del lavoro, della creatività e della sostenibilità che hai scelto di promuovere.

Infine, dare valore al proprio lavoro artigianale significa anche prendersi cura di sé e del proprio percorso. Racconta al tuo pubblico il tuo percorso di formazioni, quali sacrifici hai fatto per arrivare dove sei ora, e come la tua esperienza si riflette nella qualità che offri. Mostrare la tua crescita, le tue scelte consapevoli, il tempo che dedichi a perfezionare le tue competenze fa parte del valore che il cliente percepirà. È una narrazione che aiuta a far capire che ogni prodotto non è solo un pezzo fisico, ma un concentrato di storia, passione e dedizione.

In sintesi, motivare il prezzo del tuo lavoro significa raccontare il valore intrinseco che c’è in ogni aspetto della creazione: dalla scelta dei materiali, al processo di produzione, fino alla tua crescita personale e professionale.

Non è una questione di numeri, ma di condivisione di una storia, di una passione, di un impegno che ha un valore inestimabile.

Questo articolo non vuole essere un giudizio, ma un invito. Un invito a riflettere sul valore che dai al tuo lavoro e a riconoscere l’importanza di mettere giusto prezzo alla tua passione e alle tue competenze. Se ti rendi conto che non stai dando abbastanza valore a ciò che crei, sappi che sono qui per aiutarti a riscrivere le regole e fare in modo che il mondo capisca finalmente quanto vale il tuo lavoro.

Prenota una consulenza gratuita qui. Sarò felice di ascoltare la tua storia e lavorare insieme per valorizzare ciò che fai.

Vuoi iniziare il tuo percorso con
il marketing etico e inclusivo?

Contattami, sarò felice di aiutarti!

Restiamo in contatto

© 2023 Marketing Controverso – Grazia di Sisto | P. IVA 05415420289  | Privacy – Cookie